“LA TERAPIA BREVE STRATEGICA”.
Guarire in Tempi Brevi

Una convinzione molto diffusa e altrettanto fuorviante è quella secondo la quale se una persona è affetta da una problematica di natura psicologica è costretta, per risolvere le proprie difficoltà, a sottoporsi a lunghi e sofferenti trattamenti di psicoterapia.
Appare ovvio che, posto in questi termini, molte persone sviluppano una forte resistenza nei confronti di un eventuale percorso terapeutico. A ciò si aggiunga che viviamo in una società che pone ritmi di vita incalzante, come tali, incompatibili con l’idea che per risolvere un problema sia necessario intraprendere un lungo trattamento estremamente costoso sia da un punto di vista economico che umano.

Un’altra credenza è quella che per arrivare alla soluzione di un problema è necessario avventurarsi in un estenuante viaggio nel proprio passato alla ricerca delle cause che hanno determinato tale situazione patologica.
Posta in questi termini la psicoterapia diventa una modalità a cui ricorrere con “extrema ratio” anziché concepirla come una modalità attraverso in cui risolvere in modo effettivo e rapido i propri problemi.
Tuttavia negli ultimi vent’anni, molti studiosi e ricercatori, grazie ai contributi della più aggiornata ricerca scientifica, hanno dimostrato e divulgato come sia possibile risolvere efficacemente ed in tempi brevi la maggioranza delle patologie psichiche e comportamentali.

donna con fioriAll’interno di questo filone si colloca, tra le altre, anche la Terapia Breve Strategica. L’approccio strategico alla psicoterapia può essere definito come “l’arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici” (G.Nardone), un approccio che presenta specifici fondamenti teorici e prassi applicative in costante evoluzione, sulla base della ricerca scientifica.

Si tratta di un intervento terapeutico breve (intendendo per breve al di sotto delle 20 sedute), che si occupa da un lato di eliminare i sintomi e/o i comportamenti disfunzionali, per i quali la persona è venuta in terapia, dall’altro, di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costituisce la propria realtà personale ed interpersonale. Pertanto rappresenta un intervento radicale e duraturo e non una terapia superficiale e meramente sintomatica. Il cambiamento, infatti, avviene non solo a livello comportamentale, ma anche emotivo e cognitivo.
Partendo dall’assunzione che i disturbi di natura psicologica derivino da una modalità disfunzionale di percepire e di reagire nei confronti della realtà, il terapeuta strategico, per cambiare una situazione problematica, anziché andare alla ricerca delle cause originarie, indaga su “come” il problema funziona e sul “come” si mantiene per poi individuare la modalità d’intervento più efficace. In altri termini l’obbiettivo prioritario è quello di risolvere rapidamente problemi e disturbi che possono diventare invadenti ed invalidanti non solo per il paziente che ne soffre, ma anche per coloro che gli stanno accanto.

Un aspetto fondamentale su cui il terapeuta focalizza l’attenzione sin dal primo incontro è l’indagine sulle cosiddette “tentate soluzioni”, vale a dire tutto ciò che il paziente stesso e le persone intorno a lui hanno tentato di fare per cercare di risolvere il problema. Questi tentativi disfunzionali ripetuti nel tempo, se non vengono bloccati e sostituiti con delle strategie più funzionali, alimentano la situazione problematica e ne determinano la sua persistenza, complicandola ulteriormente.
Da un punto di vista strategico, quindi, per cambiare una situazione problematica non è necessario svelarne le cause originarie (aspetto su cui, peraltro, non si avrebbe più possibilità di intervento), ma lavorare su come questa si mantiene nel presente modificando la ridondante ripetizione delle “tentate soluzioni” adottate.

Per questo motivo, il terapeuta strategico concentra la sua attenzione, fin dal principio della terapia, sul rompere questo circuito vizioso che si è venuto a stabilire tra le tentate soluzioni e la persistenza del problema, lavorando sul presente piuttosto che sul passato. su “come funziona” il problema, piuttosto che sul “perché esiste”, sulla ricerca delle “soluzioni” piuttosto che delle “cause”.

Scopo ultimo dell’intervento terapeutico diviene così lo spostamento del punto di osservazione del soggetto dalla sua posizione originaria rigida e disfunzionale (che si esprimeva nelle “tentate soluzioni”) ad una prospettiva più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di scelta. In questo modo la persona acquisisce la capacità di fronteggiare i problemi senza rigidità e stereotipia, sviluppando un ventaglio di diverse possibili strategie risolutive.

D.ssa Susanna Cirone
Psicologa Psicoterapeuta Centro di Terapia Strategica
Studio affiliato di Perugia